A cinque mesi dalle elezioni politiche di settembre vinte dal centrodestra anche nel Lazio, come in tutta Italia, le regionali di febbraio 2023 hanno visto il dominio della coalizione che ha candidato alla presidenza della Regione Francesco Rocca. Ma il dato più importante e preoccupante è il crollo ulteriore dell’affluenza, che a Roma da un già basso 65% nel 2022 si è letteralmente dimezzata al livello mai raggiunto prima del 33%!
L’affluenza
Hanno votato infatti 1,7 milioni di elettori del Lazio e soli 781mila romani: uno su tre. E in controtendenza con quanto avviene abitualmente, l’affluenza è stata trascinata in basso proprio dalla provincia e dal comune di Roma, mentre nelle altre province del Lazio è rimasta tra il 40 e il 45%. Le elezioni che più si sono avvicinate a questo minimo storico sono stati tre ballottaggi, che per loro natura richiamano meno elettori rispetto al primo turno: quello per il Comune vinto da Gualtieri nel 2021 (41%), l’altro vinto da Marino nel 2013 (45%) e, ancora più indietro nel tempo, quello per la Provincia vinto da Pasqualina Napoletano nel 1998 (42%).
Secondo le analisi dell’Istituto Cattaneo, l’astensione è stata scelta soprattutto dagli elettori che alle politiche 2022 avevano votato M5S e Azione-Italia Viva (circa 80%), meno dal centrodestra (52%) e molto poco dal PD (25%), il che spiega la tenuta relativamente buona dei democratici.
Come sempre nelle ultime elezioni si vota di più nei quartieri centrali e benestanti dove il tasso di laureati è alto, il reddito è maggiore, l’età media è elevata e il disagio sociale è basso, in linea con quanto accade nel resto d’Italia. Analogamente al 2021 e al 2022, la massima affluenza si è registrata nella città ricca (37%, comunque la metà rispetto alle elezioni politiche), un valore intermedio nella città storica, in quella compatta e in quella dell’automobile (32-34%) e il minimo nella città del disagio e nella città-campagna (28,5%).


Nel dettaglio delle zone urbanistiche, l’affluenza (mappa a sinistra) è stata maggiore a Roma nord, ma sempre su valori molto bassi: al quartiere Trieste e Pineto con meno del 42%, nei municipi II e XIV, e poi tra 40 e 41% sempre a nord a Prati ed Eroi nel I, Flaminio, Salario e Nomentano nel II, Monte Sacro e Conca d’Oro nel III, Medaglie d’Oro nel XIV, oltre negli altri quadranti a Grottaperfetta, Tormarancia, Villaggio Giuliano, Aurelio sud e Tiburtino sud. L’affluenza minore è invece stata registrata in diverse zone periferiche intorno o fuori dal GRA, col minimo del 22% ad Acqua Vergine (che comprende Ponte di Nona) nel VI municipio e a Tor Cervara col 24% nel IV, entrambe ad est, e poi Torre Maura, Ottavia, Settebagni e Santa Maria di Galeria con circa il 25%, Pian Due Torri (che corrisponde alla Magliana), San Vittorino e Tomba di Nerone con circa il 26%. Crolli enormi dell’affluenza rispetto al 2022 (mappa a destra) si sono avuti soprattutto nelle zone con reddito medio-alto, sia centrali che più esterne, in particolare all’Eur con quasi -44 punti percentuali, seguito da Tomba di Nerone con -40, Pisana, Cecchignola e Torrino con quasi -39, Celio, Grottarossa est, Tor di Quinto, Farnesina, Settebagni e Centro Storico tra -37 e -38, Aventino, Navigatori e Ottavia con -36,5. In nessuna zona l’affluenza si è mantenuta ai livelli delle elezioni precedenti, col calo minore a Pineto a ovest nel XIV municipio (-24 punti percentuali).

Coalizioni e liste
A Roma la coalizione di centrodestra vince con il 46%, con un vantaggio di 6 punti percentuali sul centrosinistra che si ferma al 40%, mentre il M5S è al 12%. Ancora una volta, le dinamiche del voto a livello territoriale sono simili a quanto già analizzato alle politiche del 2018, alle europee del 2019, alle comunali del 2021 e alle ultime politiche del 2022, come evidenziano anche le mappe di YouTrend.
In sintesi, utilizzando la ripartizione nelle “Sette città”, il centrosinistra formato da PD, Azione-Italia Viva, lista civica, Verdi-Sinistra, +Europa, Demos e PSI, che ha candidato l’assessore alla Sanità uscente Alessio D’Amato, prevale solo nella città storica, quella più centrale (52%), e di poco nella città compatta dei quartieri intensivi (meno del 44%), con un andamento nettamente decrescente allontanandosi dal centro della città. Questo trend vale anche per i partiti della coalizione: ottengono infatti il massimo nella città storica il PD (26,5%), Azione-IV (quasi 10%, come anche nella città ricca) e la lista civica (5,6%), e il minimo nella città-campagna (rispettivamente 16%, 3% e 3%), mentre Verdi-Sinistra raggiungono il valore più elevato nella città compatta (5,2%) e quello più basso sempre nella città-campagna (1,8%). Sempre secondo le analisi dell’Istituto Cattaneo, gli elettori di D’Amato provengono per l’84% dal PD e dalle liste minori di centrosinistra, e solo per il 10% da Azione e Italia Viva.
Se nella città ricca di Roma nord, Eur e Appia Antica c’è un sostanziale pareggio tra le due coalizioni (45,5%), nel resto di Roma è invece netto il successo del neo-presidente Francesco Rocca e del centrodestra, composto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, lista civica, Unione di Centro e Noi Moderati. Il centrodestra vince nettamente nella città dell’automobile intorno al GRA (oltre 49%), nella città del disagio con case popolari ed ex borgate (quasi 53%) e nella città-campagna dell’Agro romano (58,5%), con un andamento fortemente crescente allontanandosi dal centro della città. Analogamente alle elezioni del 2022, il profilo elettorale del centrodestra appare molto orientato alle periferie, poichè tutti e tre i partiti principali ottengono il massimo nella città-campagna (FdI 40%, Lega 8,6% e Forza Italia 6,4%) e il minimo nella città storica (rispettivamente 25%, 2,8% e 3,9%), e in particolare il partito di Meloni trionfa quasi ovunque intorno e fuori dal GRA con percentuali “bulgare” che qui avevano il M5S alle politiche 2018 e la Lega alle europee 2019, in gran parte ereditandone i voti.
Il M5S, con la candidatura di Donatella Bianchi e nonostante l’appoggio del Polo progressista, continua a perdere consensi, raggiungendo come nel 2022 la percentuale più elevata nella città del disagio (15%) a fronte del minimo nella città storica e ricca (8-9%).


Più nel dettaglio, con il nostro consueto livello di analisi delle zone urbanistiche, nelle quattro mappe sono riportati i voti in percentuale per i candidati presidenti di centrosinistra, centrodestra e M5S, oltre al voto di lista per Fratelli d’Italia.
Il centrodestra (mappa in alto a sinistra) ha avuto 352mila voti pari al 46%, con il consenso maggiore che si conferma non più nelle tradizionali roccaforti “nere” di Roma Nord, dove subisce la concorrenza di Azione e Italia Viva, quanto nelle periferie fuori dal GRA nei quadranti nord-ovest ed est: tutto il VI municipio e le parti esterne di XII, XIII, XIV e XV. Tra quest’ultime il massimo di circa il 67% è raggiunto a Prima Porta, Boccea e Cesano, seguiti da Santa Cornelia (65,5%), Pantano di Grano (64%), La Storta e Acquatraversa che corrisponde alla Camilluccia (61%), Massimina e Castelluccia (58%). Nel VI municipio spiccano Borghesiana e San Vittorino (62-63%), Acqua Vergine che comprende Ponte di Nona e Giardinetti-Tor Vergata (circa 59%). Il minimo per il centrodestra si registra in tutti i quartieri centrali e nella periferia storica dove prevale il centrosinistra: San Lorenzo e Testaccio (circa 27%), Trastevere (28%), Monte Sacro e Ostiense (meno del 31%), Garbatella, Gianicolense e Celio (33%). Andando alle singole liste della coalizione, il record è registrato a Boccea per Fratelli d’Italia (oltre 49%), a Cesano per la Lega (29%) e alla Storta per Forza Italia (15%).
Il centrosinistra (mappa in alto a destra), che in totale ha ottenuto 305mila voti pari al 40%, mostra le percentuali maggiori nel I municipio e nella periferia storica, in particolare a Trastevere (60%), seguito da Testaccio e Celio (55,5%), Monte Sacro, San Lorenzo, Aventino, Ostiense e Gianicolense (54-55%), Flaminio (53%), Esquilino e Della Vittoria (52%), Garbatella, Trieste e Appio (circa 51%). Al contrario, il centrosinistra scende notevolmente nelle zone urbanistiche fuori dal GRA in tutti i quadranti, col minimo a Porta Medaglia a sud nel IX municipio (20%), e poi Prima Porta (meno del 21%), Borghesiana e Boccea (oltre 22%), San Vittorino, Santa Cornelia, Pantano di Grano e Cesano (oltre 23%), Decima (24%) e Torre Angela che comprende Torbellamonaca (25%). Andando anche qui alle singole liste della coalizione, il record è registrato a Testaccio per il PD (36%), a Garbatella per Verdi-Sinistra (quasi 15%), al Centro Storico per Azione-Italia Viva (13%) e a San Lorenzo per la lista civica D’Amato (9%).
Il M5S insieme al Polo progressista (mappa in basso a sinistra) hanno conseguito 93mila voti, pari al 12%, mantenendo le roccaforti solo a sud-ovest e sul litorale di Ostia nel IX e X municipio, oltre ad alcune zone a reddito medio-basso nel quadrante nord-est, e avendo ormai perso l’egemonia nel VI municipio a vantaggio del centrodestra. Tra le prime il record è raggiunto a Porta Medaglia nel IX (23%), seguita da Ostia Antica (quasi 20%), Acilia nord e sud, Ostia nord e sud e Malafede (circa 18%), Decima e Spinaceto (16-17%); tra le seconde, Torrespaccata (18,5%), Tufello e Tor Cervara (17%), Romanina, San Basilio e Tiburtino nord (circa 16%). Al contrario, le percentuali più basse sono state registrate al centro e nella città ricca: il minimo a Parioli (3,5%), e poi Tor di Quinto e Acquatraversa (4,5%), Farnesina e Centro Storico (circa 5%), Salario, Grottarossa est e Medaglie d’Oro (circa 6%), Trieste e Prati (7%).
Tra le liste, Fratelli d’Italia (mappa in basso a destra) è quella più votata con 214mila elettori, pari al 33%, con un consenso che chiaramente coincide in gran parte con quello della coalizione di centrodestra. Il massimo lo raggiunge fuori dal GRA in tutti i quadranti, in particolare Boccea a ovest e Settebagni a nord (oltre 49%), e poi a est nei municipi V e VI San Vittorino e Acqua Vergine (circa 47%), Tor Sapienza e Borghesiana (45%), La Rustica, Lunghezza e Torre Angela (42-44%), oltre a Pantano di Grano a ovest e Infernetto verso il litorale. I quartieri peggiori sono invece tutti in centro o nella periferia storica: Trastevere, San Lorenzo e Testaccio (circa 19%), Ostiense, Monte Sacro, Gianicolense e Celio (circa 23%).

Il contesto socio-economico
Ancora una volta, nei quartieri romani il centrodestra ottiene più voti dove la densità di popolazione è bassa (56%) e i residenti aumentano (55%), l’età media è bassa (55,5%), i nuclei familiari sono numerosi (54%), i laureati sono pochi (52%), il tasso di occupazione è basso (50%) e la disoccupazione è alta (51%), il capitale sociale misurato dalla disponibilità di piazze è scarso (56%), il disagio socio-economico è forte. In particolare, la coalizione raggiunge il 50% dove l’indice di disagio sociale è elevato e il 44% dove è nella media o basso, e anche il M5S ha un andamento simile. Il profilo elettorale del centrosinistra è totalmente speculare a questo, ricevendo maggiori consensi dove la densità di popolazione è alta e i residenti diminuiscono (44%), l’età media è alta (45%), i nuclei familiari sono piccoli (47,5%), i laureati sono molti (47%), il tasso di occupazione è alto (46%) e la disoccupazione è bassa (45%), il capitale sociale misurato dalla disponibilità di piazze è elevato (45,5%), il disagio socio-economico è limitato (45%).



Se prendiamo la laurea come sintesi delle condizioni socio-economiche dei votanti, la conferma di queste considerazioni si può osservare nei grafici seguenti, che mostrano la correlazione tra il tasso di laureati rispetto alla popolazione residente e il voto per le coalizioni, nonchè l’affluenza. L’effetto della laurea è positivo sull’affluenza (con una correlazione non lineare, in cui all’aumentare dei laureati l’affluenza cresce meno che proporzionalmente) e sul voto al centrosinistra (grazie alla presenza di Azione-Italia Viva nella coalizione, a differenza delle elezioni 2022). L’impatto è invece negativo sulla variazione dell’affluenza tra 2022 e 2023 (diversamente dalle altre elezioni, questa volta dove ci sono più laureati il calo della partecipazione è stato maggiore, ma con una correlazione debole), sul voto al centrodestra (ma non lineare, a causa del consenso elevato nella città ricca), sulla variazione nel voto al centrodestra tra 2018 e 2023 (dove il tasso di laurea è minore, la coalizione ha guadagnato di più) e infine sul voto al M5S.



NOTA: nell’analisi sono considerate solo le zone urbanistiche con più di 1000 aventi diritto al voto.
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Fonte: elaborazione su dati Roma Capitale – Servizi elettorali