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#mapparoma14 – Referendum costituzionale 2016: a Parioli 61% per il sì, a Torre Angela 71% per il no

di Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi
2016

Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ha avuto a Roma un risultato coerente con il dato medio nazionale (59,4% per il no a Roma contro il 59,1% in Italia), ma con articolazioni territoriali interessanti da esaminare, anche rispetto alle elezioni comunali di pochi mesi prima, dove la Raggi ha trionfato e dove i partiti che sostenevano il no al referendum hanno ottenuto oltre due terzi dei voti.

In questa quattordicesima #mapparoma proponiamo quattro mappe, per cogliere diversi aspetti del referendum. In alto a sinistra, il voto in percentuale per il no, maggioritario in quasi tutte le zone urbanistiche di Roma (sono appena 18 su 155 quelle dove ha prevalso il sì) e in 13 municipi su 15 (il sì vince solo in I e II), fino al record di quasi il 71% nel VI municipio. In alto a destra, l’affluenza dei votanti, che è stata del 69,7% a livello romano, con minore variabilità nei municipi, ma col minimo del 64% proprio nel VI municipio, mostrando spesso un numero di votanti più basso dove il no ha raggiunto i maggiori consensi.

In basso a sinistra, la differenza tra il no al referendum e la percentuale di voti per la Raggi al ballottaggio, che mostra come in tutti i quartieri (eccetto quattro) il no ha ottenuto una percentuale inferiore a quanto raggiunto dalla sindaca sei mesi prima, con una media romana di -7,8 punti percentuali. In basso a destra, l’analogo confronto rispetto ai voti delle liste che hanno poi sostenuto il no al referendum, al primo turno delle elezioni comunali; anche in questo caso il risultato del no è stato sistematicamente inferiore alla somma di questi partiti (M5S, FI, FdI, Lista Meloni, Lista Marchini, Lista Storace, Lega, Sinistra per Roma, Lista Fassina, Casapound), con una media romana di -10,9 punti percentuali. In generale, quindi, il si è riuscito ad ampliare il bacino di consensi rispetto a quanto era lecito attendersi, almeno guardando i risultati delle precedenti elezioni comunali.

La mappa mostra come, in maniera del tutto analoga rispetto al voto per la Raggi alle elezioni comunali, e indipendentemente dal merito del quesito referendario, il no vinca in particolare in periferia, soprattutto fuori dal GRA. Prevale infatti nei quadranti e nelle fasce urbane periferiche dove la città si espande e cresce il numero di residenti, che tuttavia si sentono esclusi rispetto alle dinamiche sociali, economiche e culturali, in termini di istruzioneoccupazioneopportunità per i giovaniofferta di servizi e accessibilità dei trasporti. Vince comunque anche nella periferia storica più vicina al centro, dove evidentemente il reddito e le opportunità elevate non compensano altri elementi di insoddisfazione relativi al Governo nazionale. La correlazione tra il no al referendum e il voto per la Raggi al ballottaggio è fortemente significativa, come mostrato nel grafico.

(clicca sull’immagine per ingrandire)

Ciò appare coerente con quanto osservato in varie analisi sui risultati del referendum, che hanno mostrato come, nelle grandi città, il sì ha vinto largamente nei quartieri centrali e più agiati ma ha perso in quelli periferici, e che a dire no sono stati i giovani, i disoccupati e i meno abbienti. Altre analisi hanno evidenziato che esiste uno stretto legame tra l’esclusione sociale e il no al referendum e che Renzi ha perso contatto e consenso nelle periferie e negli strati sociali più deboli e impoveriti del ceto medioDiversamente da quanto risulta a livello nazionale, almeno rispetto alle comunali 2016, a Roma il governo è effettivamente riuscito a conquistare consensi alla riforma fra gli elettori di centro-destra e del Movimento 5 Stelle.


Analizzando le singole zone urbanistiche, nella mappa in alto a sinistra, il voto per il no appare maggiore fuori dal GRA o nella sua prossimità, in tutti i quadranti, con il record del 73-74% a San Vittorino, Ponte Galeria, Borghesiana e Tor Cervara; tra le zone più popolose emerge inoltre Torre Angela con quasi il 71%. Al contrario, solo in 18 zone urbanistiche ha vinto il si, dove infatti il no ottiene i peggiori risultati ai Parioli col 39% e in altri quartieri benestanti del I, II e XV municipio, come Farnesina (43%), Salario, Centro Storico ed Eur (44%), Aventino e Trastevere (45-46%), Acquatraversa, Tor di Quinto, Medaglie d’Oro e Della Vittoria (47%).

L’affluenza, nella mappa in alto a destra, è stata più elevata nei quartieri periferici ma all’interno del GRA, dove il si ha ottenuto buoni consensi, con il massimo del 78-79% a sud nei municipi VIII e IX (Villaggio Giuliano, Grottaperfetta, Cecchignola e Tre Fontane, e poco meno Navigatori e Torrino), oltre ad alcuni quartieri del I e II municipio col 75-76% (Della Vittoria, Nomentano, Salario e Trieste). La minore partecipazione al voto si è registrata invece fuori o intorno al GRA soprattutto nel quadrante est: poco più del 60% a Tor Fiscale, Tufello e Tor Cervara, e tra il 62 e il 63% a Lunghezza, San Vittorino e Santa Maria di Galeria; anche in questo caso tra le zone più popolose emerge Torre Angela con solo il 63,5%.

La differenza tra il no al referendum e la percentuale di voti per la Raggi al ballottaggio, nella mappa in basso a sinistra, è fisiologicamente maggiore nelle zone esterne al GRA dove il M5S al ballottaggio aveva ottenuto i massimi consensi, soprattutto verso il litorale (Mezzocamino e Palocco -14 punti percentuali, Infernetto -13, Vallerano Castel di Leva -12) e nei quadranti est (Lucrezia Romana -13, Barcaccia e Morena -12) e nord (Giustiniana e Settebagni -12). Solo in tre zone centrali il no prende più voti rispetto alla Raggi (San Lorenzo con +2,9 punti percentuali, Celio +1,5 e Testaccio +0,6), mentre a Santa Palomba (+0,1) e Trastevere (-0,1) le percentuali rimangono pressoché uguali.

Infine, la differenza tra il no al referendum e la somma dei voti per le liste comunali che hanno poi sostenuto il no, mostrata nella mappa in basso a destra, è abbastanza elevata ovunque. Il calo è più limitato, entro i -5 punti percentuali, in una serie di zone eterogenee, sia centrali del I e II municipio (San Lorenzo e Testaccio) che periferiche intorno al GRA ad est (Torre Maura, Tor Cervara, San Vittorino e Borghesiana), oltre a Santa Palomba a sud e Santa Maria di Galeria a nord. Al contrario, la differenza è stata notevole dove il no ha ottenuto molti meno voti rispetto ai partiti che lo sostenevano, soprattutto nelle roccaforti elettorali del centrodestra a nord nel II e XV municipio, dove evidentemente gli elettori hanno seguito in maniera meno fedele le indicazioni dei partiti votati pochi mesi prima: Parioli -25 punti percentuali, Acquatraversa e Farnesina -21, Tor di Quinto -20, Grotta Rossa Ovest, Medaglie d’Oro, Salario e Giustiniana -16; dati analoghi per alcune zone a sud, come Eur (-18), Palocco (-17) e Mezzocamino (-16).

NOTA: nell’analisi sono considerate solo le zone con più di 1000 iscritti al voto.

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